Che cosa si intende con il termine carbon footprint? Il concetto di carbon footprint, o impronta di carbonio, descrive la misurazione delle emissioni di gas serra, principalmente di anidride carbonica (CO2), prodotte direttamente o indirettamente da attività produttive o stili di vita.
Questo indicatore è cruciale per valutare e ridurre l’inquinamento atmosferico, evidenziando le responsabilità ambientali di attività industriali, commerciali e personali.
Il primo step è quello del calcolo dell’impronta di carbonio, che parte dalla quantificazione delle emissioni di anidride carbonica e altri gas serra prodotti direttamente o indirettamente da un’entità, consentendo azioni mirate per mitigare l’impatto climatico.
A che cosa serve il calcolo del carbon footprint in azienda?
Innanzitutto, fornisce informazioni sulle emissioni di gas serra associate a diverse attività, consentendo alle organizzazioni di comprendere il proprio impatto ambientale, oltre che le potenziali conseguenze dei cambiamenti climatici.
Subito dopo la consapevolezza, può fornire una guida alle azioni migliori per ridurre le emissioni: come l’adozione di pratiche più sostenibili, il miglioramento dell’efficienza energetica e l’investimento in energie rinnovabili.
Infine, promuove la responsabilità sociale e ambientale, incoraggiando le aziende a rendere conto delle proprie emissioni e ad adottare misure per ridurle.
Cos’è la Carbon Footprint e a quali tipologie di gas fa riferimento?
Le emissioni di gas serra vengono solitamente espresse in equivalenti di CO2, ma al suo interno si fa riferimento ai cinque principali tipi di gas serra.
Sono infatti 5 i gas serra che contribuiscono all’effetto serra, cioè al riscaldamento globale dell’atmosfera terrestre, trattenendo il calore e causando cambiamenti climatici sulla Terra.
Quali sono i 5 gas serra?
- L’Anidride carbonica (CO2) è il gas serra più comune e ampiamente noto: viene prodotta principalmente dalla combustione di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale, nonché dalla deforestazione e dalla conversione dei terreni.
- Il secondo gas serra più comune è il Metano (CH4), prodotto principalmente dalle attività agricole e dall’industria dei combustibili fossili.
- Invece, in seguito a processi agricoli come l’uso di fertilizzanti e lo sfruttamento del suolo, abbiamo la produzione di Ossido nitroso (N2O), il terzo gas serra più comune;
- Troviamo inoltre i Fluoruri di idrogeno (HFC), utilizzati principalmente come refrigeranti nei sistemi di condizionamento e nelle apparecchiature elettroniche.
- Infine, Perfluorocarburi (PFC) e Solforofluoruri (SF6) – utilizzati principalmente in applicazioni industriali come solventi e isolanti elettrici – sono presenti nell’atmosfera in quantità minori ma hanno un elevato potenziale in termini di riscaldamento globale.
Le emissioni di questi gas vengono classificate in Scope 1, Scope 2 e Scope 3 in base al Protocollo GHG (Greenhouse Gas Protocol), uno strumento ampiamente accettato per la misurazione e la gestione delle emissioni di gas serra.
Cosa sono scope 1, 2 e 3?
Sinteticamente, quelle di Scope 1 e Scope 2 sono emissioni direttamente controllabili dall’organizzazione, mentre le Scope 3 riflettono l’impatto indiretto sull’ambiente delle attività dell’azienda.
Secondo il Protocollo GHG (Greenhouse Gas Protocol) la valutazione e la gestione di tutte e tre le categorie di emissioni (Scope 1, Scope 2 e Scope 3) è fondamentale per una valutazione completa e accurata del carbon footprint di un’organizzazione.
Vediamo nel dettaglio che cosa sono Scope 1 2 e 3 e a che cosa fanno riferimento.
- Scope 1: Emissioni dirette dall’organizzazione o da fonti controllate dall’organizzazione.
- Scope 2: Emissioni indirette legate alla produzione di energia acquistata o utilizzata dall’organizzazione.
- Scope 3: Emissioni indirette associate alle attività dell’organizzazione ma al di fuori dei suoi confini operativi diretti.
Come si calcola la Carbon Footprint?
Il calcolo delle emissioni di gas serra si svolge in diverse fasi.
Innanzitutto, si ha l’identificazione e la valutazione delle emissioni dirette (come la combustione di carburanti) e delle emissioni indirette (come quelle associate alla produzione di elettricità acquistata).
A questo punto, per ottenere il totale del carbon footprint, le emissioni vengono misurate in termini di equivalenti di CO2 e sommate; vengono valutate tutte le operazioni, inclusi i processi produttivi, il trasporto, l’uso di energia elettrica e le materie prime acquistate.
In seguito, viene valutato l’impatto ambientale delle emissioni identificate, considerando ad esempio le loro conseguenze sui cambiamenti climatici e si stila una lista di opportunità per ridurre le emissioni attraverso misure di efficienza energetica, riduzione dei rifiuti, uso di energie rinnovabili, ecc.
L’obiettivo finale è spesso quello compensare le proprie emissioni tramite azioni che rimuovono o riducono la stessa quantità di gas serra dall’atmosfera al fine di raggiungere un impatto neutro. È importante notare che il calcolo e la misurazione del carbon footprint possono essere complessi e richiedere competenze specifiche, oltre a una raccolta accurata dei dati.
Tuttavia, sono fondamentali per comprendere e affrontare l’impatto ambientale delle attività umane e per sviluppare strategie efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare i cambiamenti climatici. Per questo motivo può essere determinante appoggiarsi ad una società di consulenza che possa fornire i mezzi e il giusto supporto.
Quali sono i settori chiave in cui intervenire per ridurre l’emissione di CO2 in un’azienda?
Per ridurre le emissioni di CO2 in un’azienda, è buona pratica adottare un approccio olistico che coinvolga diverse aree e settori. Migliorare l’efficienza energetica degli impianti e dei processi mediante l’implementazione di tecnologie più efficienti, l’ottimizzazione dei processi produttivi, l’isolamento termico degli edifici sono alcuni delle strade da percorrere per ridurre le emissioni di CO2.
Un contributo significativo può essere rappresentato anche da investimenti in fonti energetiche rinnovabili come energia solare, eolica, idroelettrica o geotermica, anche con l’installazione di impianti produzione di energia rinnovabile sul sito. Rimanendo sempre in tema di sostenibilità, anche l’uso di veicoli elettrici o ibridi contribuisce a ridurre le emissioni legate al trasporto
Infine, coinvolgere e sensibilizzare i dipendenti e tutti gli stakeholders sull’importanza della riduzione delle emissioni di CO2 può aiutare a promuovere il cambiamento culturale verso la sostenibilità. Con questo obiettivo, oltre a programmi di formazione e sensibilizzazione ed eventi sostenibili, le aziende possono incentivare pratiche sostenibili con l’implementazione di report ESG.
Quali sono le normative e gli standard internazionali di riferimento?
Le normative e gli standard internazionali sono fondamentali per guidare le aziende nella riduzione delle emissioni di CO2 e nella promozione della sostenibilità ambientale. Esploriamo alcuni degli accordi e delle direttive più significative che influenzano questo ambito.
- Accordo di Parigi: Le conferenze delle Nazioni Unite sul clima hanno prodotto questo accordo globale, che stabilisce obiettivi per affrontare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra.
- Protocollo GHG (Greenhouse Gas Protocol): Diviso in Scope 1, 2 e 3, fornisce linee guida dettagliate su come misurare, contabilizzare e realizzare una reportistica per le emissioni di CO2 e altri gas serra.
- ISO 14001 (Sistema di Gestione Ambientale): Questo standard fornisce un quadro per l’implementazione di un sistema di gestione ambientale all’interno di un’organizzazione, promuovendo pratiche sostenibili.
- ISO 50001: Concentrandosi sull’energia, questa norma aiuta le organizzazioni a migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di CO2.
- ISO 14068-1: Questa norma, resa pubblica a fine 2023, si pone come strumento principale per il raggiungimento della Carbon Neutrality in modo corretto e trasparente.
Ulteriori Regolamenti:
Molti paesi e organizzazioni sovranazionali hanno sviluppato regolamenti specifici per limitare le emissioni, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Ad esempio, l’Unione Europea ha istituito il sistema di scambio delle quote di emissione (EU ETS), che limita le emissioni di grandi impianti industriali e stabilisce obiettivi vincolanti di riduzione per i paesi membri.
Conclusione
Abbiamo visto, quindi, che affrontare efficacemente le sfide legate alla riduzione del carbon footprint e alla promozione della sostenibilità aziendale, richiede una profonda comprensione delle normative e degli standard internazionali pertinenti.
Dall’Accordo di Parigi al Protocollo GHG e alle varie norme ISO, questi documenti forniscono un quadro essenziale per guidare le azioni delle aziende verso pratiche più sostenibili e svolgono un ruolo fondamentale nel limitare le emissioni e spingere verso una maggiore responsabilità ambientale.
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